Mi occupo di nuove costruzioni, risanamento, restauro conservativo, design, coordinamento sicurezza cantieri, prevenzione incendi, perizie e consulenze tecniche, per committenti privati e pubblici, con particolare interesse per gli interventi volti allo sviluppo sostenibile e riqualificazione energetica.

Nasco a Caltagirone nel 1957, primo di quattro figli, da madre casalinga e padre muratore.

Nel 1963 la mia famiglia si trasferisce in provincia di Bergamo.

Sono interessato al disegno ed alla musica fin da piccolo ma dopo la scuola media devo sospendere gli studi per dedicarmi al lavoro.

Un anno dopo, preso dalla passione per l’architettura, decido di iscrivermi al corso serale dell’Istituto Tecnico per Geometri Giacomo Quarenghi di Bergamo, lavorando nel frattempo in una ditta di verniciatura.

L’anno successivo i miei genitori, vista la risolutezza a voler proseguire gli studi, mi trovano un posto di apprendista presso lo studio di un geometra.

Dopo la maturità mi iscrivo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano; tra il primo ed il secondo anno svolgo il servizio militare ed al ritorno trovo lavoro in uno studio di progettazione.

Nel 1981 inizio la libera professione di geometra.

Nel 1983 mi laureo in architettura ed apro lo studio di progettazione.

Lo stesso anno, e per i dieci successivi, vengo chiamato a progettare e dirigere la realizzazione di un Santuario Mariano nella Missione di Tanda, in Costa d’Avorio, che viene realizzato con l’aiuto di manodopera locale e volontari bergamaschi.

Dal 1985 al 1990 sono Assessore alla Sanità, Servizi Sociali e Patrimonio e, dal 1990 al 1995, presidente della Commissione Lavori Pubblici nel Comune di Verdello.

Dal 1995 al 2000 sono componente del Consiglio per gli Affari Economici della Parrocchia di Verdello.

Nel 1999 sono cofondatore di uniPro italia scarl, società cooperativa di progettazione, fino al 2011.

Nel 2001 sono cofondatore di uniPro International Consulting srl, società di progettazione negli stati esteri, fino al 2003.

Nel 2001 sono cofondatore di Archè srl, società di progettazioni integrate, fino al 2004.

Nel 2005 creo A.A.A. Laboratorium, Laboratorio di Architettura e Arti Applicate, per offrire ad architetti ed artisti d’ogni sorta uno spazio per manifestare la propria creatività e pensiero; un laboratorio di ricerca, un luogo di confronto e condivisione, uno spazio in cui interagire per dar forma ad idee con senso etico e professionalità, nel quale condividere capacità ed esperienze in un percorso comune di collaborazione ed evoluzione, con l’obiettivo di dare progettazione e informazione ad alti livelli in tutti gli ambiti di applicazione: Architettura, Arte, Design e Interior Design, Grafica, Fotografia, Musica, Comunicazione, ...

Nel 2009 sono cofondatore del Gruppo ArchiclimA, che accomuna professionisti nell’ambito della progettazione sostenibile e riqualificazione energetica.

Da oltre 15 anni partecipo alle Commissioni/Gruppi di Lavoro dell’Ordine Architetti di Bergamo in diverse attività. Dal 2009 faccio parte del GdL Formazione e GdL Cultura.

Realizzazione di un centro servizi presso la RSA di Nembro che comprende i servizi residenziali, semiresidenziali e a supporto della domiciliarita’.

Nembro (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana, Arch. Aldo Sigoli, Arch. Silvia Lazzari, Arch. Paola Maritati, Arch. Tatiana Dolci, Arch. N. Maria Carrera, Ing. Davide Manenti, Ing. Andrea Epinati
con Arch. Patrizia Berera, Ing. Livio Fratus, Geom. Elisabetta Castelli, Geom. Fiorenzo Estelli, Giulio Colombo (collaboratori)

2014

La chiave del nostro progetto è l’idea di creare uno spazio per sentirsi liberi in modo protetto, un LUOGO DELLE RELAZIONI con il territorio, con la comunità e con tutti gli attori coinvolti nella residenza, relazioni che mantengano al centro la persona e la sua fragilità, lontano dallo stereotipo dell’isolamento e della segregazione che contraddistingue queste strutture sanitaria.

In questo senso abbiamo immaginato un GIARDINO, uno spazio delimitato e protetto, ma che parla con l’intorno e si articola al suo interno per rispondere alle esigenze di un’utenza diversificata, che si fa strumento di dialogo e partecipazione, che è risorsa potenziale alla richiesta di benessere ed armonia non solo dell’ospite, ma anche di medici e parenti.

Le due funzioni principali di questo spazio, CHIUSURA e APERTURA, tutela e dialogo col contesto, danno vita ad un “organismo” che definisce negli spazi esterni e interni specifiche funzioni ben riconoscibili e sollecita potenzialità di future e continue esperienze.

Secondo questo filo conduttore il progetto definisce sei ambiti “vivi” e pulsanti, che demandano ad altrettante funzioni, pensati in un rapporto dialettico con il territorio e la comunità. Ciascuno di questi accoglie specifiche funzioni aperte alla RSA e alla comunità: Il verde storico di Via dei Frati, Il giardino del chiostro, L'orto, Il giardino di nuova costruzione a sud, Il giardino multisensoriale, Il giardino nord. Il GIARDINO DI SAN NICOLA come abbiamo voluto battezzare questo LUOGO, dal nome dell’attuale chiesa di San Nicola che resta a testimonianza di un trascorso storico, si propone di riferirsi alla “natura come supporto” (Francesca Neonato) sfruttando le capacità terapeutiche dell’occuparsi del materiale vegetale vivente.

Il concorso di progettazione indetto dalla Casa di Riposo di Nembro è finalizzato alla realizzazione di servizi residenziali, semi-residenziali e di supporto alla domiciliarità per la popolazione anziana, “nell'intento di ritardare il più a lungo possibile il ricovero del soggetto anziano e fragile nella residenza protetta“.

Il bando definisce tre fasi progettuali: il primo lotto prevede la realizzazione di un centro diurno integrato destinato ad accogliere 25 ospiti fra i quali 10 soggetti con ridotte capacità cognitive, il secondo lotto è destinato all'adeguamento e all'ampliamento degli spazi della RSA esistente ed un terzo lotto riguarda l'incremento di dieci posti letto nella RSA. Vengono raccomandate risposte progettuali attente ad aspetti di sostenibilità ambientale e sociale, contenimento delle risorse economiche, domesticità degli ambienti, rispetto delle normative e dei vincoli.

Il lotto d'intervento di forma trapezoidale si presenta come completamente concluso senza possibilità di ulteriori ampliamenti e conserva la perimetrazione dell'antico cabreo; la proprietà della fondazione si estende per 8.000 mq di cui 1.400 mq coperti dalla RSA. La residenza occupa la parte ovest della parcella catastale e si presenta nella parte anteriore con un impianto a C che abbraccia l'antico giardino; la costruzione continua poi verso nord con gli ampliamenti che si sono succeduti negli anni con la forma di una manica lunga.

Il resto dell'area è occupato dal parco a nord e dal campo di calcio attualmente in uso alla parrocchia. All'interno di questa porzione trapezoidale si introflette lo spazio sacro occupato dallo Chiesa e dal suo sagrato.

La morfologia del tessuto, così come descritta, si sgrana in corrispondenza dell’attuale campo di calcio consentendo uno scorcio verso la zona collinare. Questa visuale ideale nella direzione del verde e della Madonna dello Zuccarello, seppur parzialmente schermata poco più in alto da un edificato di modesto valore, suggerisce un’apertura che ben si concilia con la necessità di spezzare l’unitarietà del progetto per identificare anche visivamente le diverse funzioni richieste.

La distribuzione generale, a conferma dell’idea di base, propone il mantenimento in massima parte del contesto naturalistico esistente in una logica di massima sostenibilità, con la volontà di rendere il più possibile “domestico” il costruito: il parco esistente, benché non presenti un impianto storico rilevante, garantisce un'ombreggiatura considerevole che solo esemplari di almeno trent'anni di vita possono garantire. Il verde tra l’altro diviene elemento fondamentale per il raggiungimento di un livello ottimale di comfort in chiave bioclimatica, come avremo modo di approfondire più avanti.

L’attuale campo di calcio viene eliminato con l'obbiettivo di definire i nuovi spazi di progetto: il rumore indotto da questa attività è incompatibile con le funzioni esistenti e che andranno ad insediarsi nell'area.

Il nuovo progetto si sviluppa distributivamente a partire dall’ala nord dell’attuale RSA lungo l’asse est-ovest frazionando fisicamente il parco esistente: a nord un’area più privata e di esclusiva pertinenza del futuro CDI a sud un’area più ampia ed aperta. Lungo tale percorso, ma ortogonalmente rispetto allo stesso, si sviluppano le funzioni, distinte ma fortemente interconnesse del CDI, della palestra e del futuro ampliamento della RSA in una logica ben distante dalla tipologia ospedaliera. Questo orientamento permette un buon soleggiamento e guadagno termico dell’edificio, e poiché in tal modo espone verso sud il lato corto degli edifici, si ottiene una proiezione d'ombra contenuta e permette una maggior penetrazione dei raggi solari verso il parco nord; questo contribuisce a limitare la formazioni di brina e ghiaccio nella stagione fredda e la fruibilità del parco anche nelle stagioni miti. Ne deriva così una migliore qualità di luce, fattore da non sottovalutare dato che studi clinici hanno rilevato come questa influisca sulla psicologia e sul comportamento dell’uomo e quanto luci e ombre del crepuscolo siano fonti di inquietudine e paure nei soggetti fragili. Non sacrificando e non penalizzando così il verde a monte e valorizzando la zona verde di nuova formazione che si viene a creare nella zona a sud, si delimita fisicamente lo spazio funzionale di tutta la struttura ma non lo si confina, aprendolo invece simbolicamente al contesto urbano e al territorio.

A confermare il concetto di permeabilità dell'area e del nuovo Centro Servizi il progetto definisce diversi accessi. Un accesso pedonale collega l'edificio del Centro Diurno a Via Oriolo ed agli spazi di sosta pubblici disposti lungo la via; sempre sulla stessa via prende corpo il portale che indica l'ingresso pedonale e carrale al complesso residenziale; la rampa carrale introduce allo spazio del parcheggio che si sviluppa al di sotto del centro diurno mentre un tragitto pedonale conduce ospiti e visitatori alla reception della RSA che affaccia sulla corte che si viene a creare fra i volumi costruiti. Procedendo sempre in senso orario lungo il perimetro dell'area, il progetto colloca un ingresso carrale da sud (Via Ronchetti) dedicato esclusivamente al transito dei fornitori e dei volontari che distribuiscono i pasti a domicilio. Via dei Frati permane come indicazione di accesso istituzionale alla struttura e all'importante spazio di rappresentanza costituito dal giardino all'italiana. Il godimento estetico del giardino e la sua rilevanza storica risultano in parte mortificati dall'ingresso attuale e il progetto propone un ingresso preferenziale e più autorevole nella zona est, dal lato del sagrato dove già si individua un desueto passaggio. A conclusione del perimetro sul lato nord ovest il progetto colloca un ingresso pedonale riservato al personale che da qui può accedere direttamente agli spazi degli spogliatoi.

Fase 1 - Il centro diurno, i servizi domiciliari e l'autorimessa
Il centro diurno integrato è un edificio di nuova costruzione che si allunga lungo l'asse di Via Oriolo e si distribuisce su unico piano. La sala da pranzo gode di un'ampia finestratura sul parco nord e dagli ambienti interni si gode di un costante contatto visivo col verde. Gli ambienti, caratterizzati da luce naturale e arredati con mobili che ricordano l'ambiente domestico, si distribuiscono nelle diverse funzioni che sono state richieste: sale polifunzionali, ambulatorio medico, camera d'emergenza, sala riposo, ufficio in condivisione con i servizi di supporto alla domiciliarità e tutto quanto richiesto dal bando e dalla normativa. Il progetto definisce locali riservati per gli ospiti con deficit cognitivi sia per il riposo che per le attività occupazionali; il “caffè Alzheimer”, momento di confronto e condivisione di esperienze e di cure, occupa lo spazio della sala da pranzo, che potrà essere opportunamente delimitata durante gli incontri fra medici, psichiatri, assistenti sociali e famigliari che assistono i propri anziani.

Gli ospiti del centro diurno possono accedere al parco nord loro riservato e al terrazzo attrezzabile come luogo d'incontro e di conversazione. Scala ed ascensore/montalettighe garantiscono i collegamenti verticali con il piano terra verso gli spazi aperti del giardino e il parcheggio, ove sono posizionati 27 posti auto riservati al personale. Il parcheggio è stato così dimensionato tenendo conto che il personale ruota su tre/quattro turni giornalieri e potrà essere ampliato, qualora se ne verificasse la necessità. Un tunnel di servizio collega il CDI alla RSA. Il piano terra si concretizza così come un grande ambiente continuo sul quale affacciano gli spazi comuni della struttura e si articolano i volumi che definiscono le corti. Un percorso coperto guida i visitatori dal parcheggio verso l’ingresso della residenza e la palestra. La reception si affaccia su una piazza porticata con una copertura realizzata in vetro acidato.

Fase 2 - Adeguamento ed ampliamento della RSA
Al fine di rendere poco invasivo l'intervento nella residenza e di fornire al contempo risposte progettuali alle richieste di nuovi spazi, di ridefinizione dei nuclei e delle camere, e alla creazione di nuovi locali per il soggiorno e per il pranzo, la proposta progettuale propone di intervenire sull'angolo nord–ovest dove si situa l'accesso degli automezzi e dell'ambulanza.

La cognizione di avere a che fare con ospiti residenti, con soggetti fragili e sensibili ci ha indotto a intervenire, per quanto possibile con delicatezza calibrando l'intervento e modulando la risposta progettuale al fine di garantire l'uso della palestra nonostante i lavori. Sono stati previsti così due momenti: in primis (2a) la costruzione della nuova palestra al piano terra e gli spogliatoi del personale, poi (2b) la ridefinizione e l'ampliamento degli spazi nella RSA richiesti dal bando.

Il nuovo centro servizi è strutturato principalmente su due edifici: l'attuale Casa di Riposo e il nuovo Centro Diurno che insieme condividono alcune funzioni fra le quali la palestra. Individuata al piano terra in posizione baricentrica vicino alla reception della RSA, preceduta dallo spazio dedicato al bar, vicino al blocco scale che collega i nuovi piani della RSA, visibile per l'affaccio diretto sulla corte e sulla piazza porticata che si viene a creare fra i volumi edificati, la palestra, dotazione della RSA, si identifica come il vero centro di aggregazione fra gli ospiti della residenza, gli ospiti del diurno e l'utenza esterna che utilizza la struttura per la fisioterapia e la riabilitazione in acqua. La presenza della vasca per le cure riabilitative in acqua e la mancanza di tale dotazione nelle strutture vicine rappresenta una nota di eccellenza per la RSA soprattutto per quanto concerne l'offerta di terapie riabilitative all'utenza esterna, opzione penalizzata sinora dalla mancanza degli spogliatoi e di un locale destinato alle terapie da praticarsi individualmente.

Il progetto poi (fase 2b) prevede la demolizione della palazzina in cui è ospitata l'attuale palestra consentendo l'ampliamento della struttura verso est per collegarsi con l'edificio nuovo. Dalla nuova reception al piano terra si distribuiscono gli spazi collettivi della RSA che vengono confermati in massima parte e integrati dalla costruzione di nuovi spogliatoi per il personale nell'area nord-ovest, in corrispondenza dell'accesso da Via dei Frati, dalla ricostruzione del chiostro con la collocazione dello studio del Direttore Sanitario e la riconversione della reception attuale in servizi e spogliatoi per il personale amministrativo e per l'ufficio del direttore generale.

Il progetto prevede di redistribuire, riorganizzare e ampliare gli spazi del primo piano con la creazione di una nuova sala da pranzo separata dai locali di soggiorno, la tisaneria e i locali accessori di servizio per i nuclei e per i piani, così come richiesto dal bando e nel rispetto delle normative in materia. Sono confermati i quattro posti letto di sollievo con la saletta famiglia dedicata, e si costituisce una sezione protetta ( chiusa) per gli ospiti con deficit cognitivi nell'ala est. L'ampliamento del secondo piano prevede la riorganizzazione dei posti letto e dei nuclei, l'integrazione dei locali di servizio e la creazione di una nuova sala da pranzo per gli ospiti che attualmente utilizzano per questa funzione la sala del terzo piano. Gli spazi del terzo piano così liberati possono essere ridestinati ad attività occupazionali e all'animazione.

Per il dimensionamento delle sale da pranzo si è tenuto conto dell'ingombro delle carrozzine e dalla persona che imbocca l'ospite. I bagni della zona in ampliamento sono stati progettati con finestra esterna.

Fase 3 - Aumento numero dei posti letto
Il progetto prevede di ricavare dieci nuovi posti letto in incremento a quelli attuali sopra la palestra. Il sistema costruttivo in legno impiegato permette la sopraelevazione con facilità e si definisce qui un reparto organizzato come sezione autonoma da ridestinare a dieci soggetti con deficit cognitivi. Questa patologia, legata all'allungamento dell'età media e all'invecchiamento della popolazione è in continuo aumento. Senza entrare nel merito di studi scientifici che non sono certo di nostra competenza, il progetto modula questo spazio sulle indicazioni degli studiosi e sulla base di sperimentazioni progettuali attuate. Spazi ampi e circuiti di “vagabondaggio”, ambiente domestico e uso del colore per l'orientamento e l'equilibrio umorale, luci naturali,mimetizzazione delle porte e locale controllo del personale in posizione baricentrica. L'accesso diretto dal soggiorno al giardino esterno completa l'offerta di spazio loro riservato e la condivisione di questo con i dieci ospiti del diurno, migliora il controllo e ottimizza la gestione dei due nuclei da parte del personale.

Lo studio fatto si basa su un APPROCCIO BIOCLIMATICO suddiviso per sistemi attivi e passivi.

Questo significa voler utilizzare, per ogni fase del processo edilizio, fonti energetiche rinnovabili, nonché tutti gli accorgimenti e sistemi che da una parte minimizzino il consumo e le dispersioni degli edifici, riducendone il fabbisogno energetico, e dall’altra ottimizzino le potenzialità dei materiali di costruzione e dell’ambiente nel quale sorge l’edificio, attraverso un attento controllo delle interazioni con il territorio La sostenibilità di un intervento è strettamente legata al ciclo di vita dei materiali utilizzati (LCA): estrazione e lavorazione delle materie prime, fabbricazione del prodotto, trasporto e distribuzione, utilizzo ed eventuale riutilizzo del prodotto o delle sue parti, raccolta, stoccaggio, recupero e smaltimento finale dei relativi rifiuti.

In questo senso è possibile prevedere, in fase di progettazione esecutiva, l’applicazione di sistemi di certificazione ambientale: a livello internazionale i più diffusi e riconosciuti sono il Protocollo BREEAM e il LEED.

Sistemi costruttivi e materiali
Le strutture interrate o parzialmente interrate saranno realizzare in cls armato con coibentazione esterna.

Le strutture fuori terra con TECNOLOGIA COSTRUTTIVA IN LEGNO tipo XLAM. Questa scelta è dettata da criteri di: riciclabilità, elevate prestazioni energetiche (assenza di ponti termici e conseguenti condense), massimo comfort abitativo e salubrità interna, ottimo comportamento sismico e resistenza al fuoco, elevato rapporto qualità prezzo, riduzione dei tempi di costruzione, controllo dei costi di realizzazione. Le STRUTTURE OPACHE saranno realizzate con coibentazione in materiali naturali biocompatibili all’esterno: fibra di legno all’esterno e lana di vetro.

Le PARETI TRASPARENTI sono pensate in legno/alluminio (Uw = 1,30 w/m2K) in una generale logica di sostenibilità.

Le facciate ventilate sono realizzate con sottili pannelli prefabbricati in malta cementizia Effix Design ad elevate prestazioni meccaniche ed estetiche.

Verdello (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Giulio Colombo (collaboratore)

2010

L’intervento progettuale nasce dall’incarico di recupero del sottotetto del fabbricato esistente costruito nel 1970, composto da due unità abitative una a piano terra e l’altra al piano primo.

In stretta intesa con i Committenti si è valutata l’opportunità di riqualificare energeticamente l’intero edificio, non solo in rispetto alle normative sul risparmio energetico ma principalmente in sintonia al principio etico del non spreco.

Sono stati pertanto scelti materiali e soluzioni tecnologiche che, oltre al comfort abitativo, permettessero di ottenere una costruzione in cui i parametri di efficienza energetica e sostenibilità fossero gli elementi costitutivi del progetto, collocando il fabbricato in classe A con un indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, di progetto, di 14,5 kWh/m² anno, contro gli originali 366 kWh/ m² anno.

L’occasione di realizzare il sopralzo del fabbricato ha permesso di proporre un organismo rinnovato architettonicamente e di chiara valenza contemporanea.

L’idea ispiratrice è stata di creare un taglio verticale -sull’asse est-ovest- che dividesse in due parti il volume in ampliamento, e di farle ruotare, una verso nord e l’altra verso sud, imperniate sugli spigoli del fabbricato esistente, creando una sorta di squarcio zenitale attraverso il quale far entrare all’interno della costruzione, simbolicamente, sia le risorse energetiche naturali sia le nuove tecnologie basate sul principio di efficienza e sviluppo sostenibile.

Per riqualificare energeticamente il fabbricato sono stati utilizzati:

• un rivestimento termo-acustico a cappotto in polistirene espanso, di spessore 15-20 cm, per i 2 piani esistenti;
• un rivestimento termo-acustico con pannelli in fibra di legno spessore 18 cm, per pareti e copertura del sopralzo in legno;
• la posa di serramenti esterni con ottime caratteristiche termo/acustiche e nastratura antivento dei falsi telai;
• l’impianto di riscaldamento centralizzato, con caldaia a condensazione -a gas metano- da 32 kW per il fabbisogno dell’intero edificio;
• l’impianto di riscaldamento in bassa temperatura a pavimento;
• l’impianto meccanico di ventilazione controllata a recupero energetico, indipendente per ciascuna abitazione;
• l’installazione di collettori solari con serbatoio di accumulo per l’acqua calda sanitaria;
• l’impianto fotovoltaico con potenza di picco da 9 kW, integrato nella falda sud del tetto;
• l’impianto elettrico domotico;
• l’adozione di piani cottura a induzione, per eliminare il gas -ed i relativi fori di ventilazione- dalle cucine;
• la schermatura solare delle aperture della facciata sud del fabbricato, applicando esternamente tende a lamelle orientabili in alluminio e tende a rullo in tessuto;
• l’installazione di una cisterna da 10.000 litri per il recupero dell’acqua piovana, per irrigare il giardino.

Per il sopralzo del fabbricato è stato scelto il sistema costruttivo in legno, perché il legno richiede un basso consumo di energia durante la produzione ed è altamente naturale ed ecologico, nonché per l’interessante riduzione dei carichi sulle strutture del fabbricato esistente.

La soluzione progettuale presenta un’elaborata struttura prefabbricata, con pareti in legno XLAM e strutture in legno lamellare a ponte sulle quali verticalmente ed orizzontalmente appoggia il pacchetto di rivestimento facciate e copertura con orditura in legno lamellare, assito e pannelli di isolamento termo/acustico in fibra di legno.

Le pareti interne e soffitto del sopralzo sono trattate con una leggera velatura di impregnante a base acqua a finitura cerosa di colore bianco; la finitura esterna della copertura e delle pareti inclinate è stata realizzata con lastre in alluminio posate col sistema della doppia aggraffatura, senza fissaggi a vista.

Per una porzione di facciata nord ed il corpo in ampliamento sud è stato adottato il sistema della parete ventilata, con posa di pannelli di rivestimento in HPL decoro legno.

Le pareti con rivestimento termoacustico a cappotto sono state finite con intonaco colorato a base di silicato di potassio, resine acrilsilossaniche e sabbia di marmo.

La pavimentazione galleggiante del terrazzo al piano secondo è realizzata con doghe in legno ricomposto che, rispetto ad una pavimentazione in legno massello ne mantiene la piacevolezza estetica riducendo drasticamente la manutenzione e aumentando la durabilità del prodotto.

Piacenza

Arch. Nunzio Giarratana, Arch. Mario Pagani
con Arch. N. Maria Carrera, Geom. Stefano Ubbiali, Geom. Ivan Diani (collaboratori)

2006

L’idea progettuale, per il concorso della piazza S. Antonino a Piacenza, non può omettere un particolare storico che vincola in questa città la piazza al borgo.

L’esistenza del “borgo extra castrum” si definisce proprio con il suo sviluppo ai margini delle mura cittadine (Borgo S. Lorenzo, S. Brigida, S. Paolo, S. Antonino).

E’ nel borgo che si può rintracciare il primitivo insediamento di uno spazio comune per le funzioni pubbliche: fiere, mercati, ospizi, questi ultimi ad opera dei primi ordini francescani e domenicani.

Il successivo inurbamento dei borghi condusse allo sviluppo della piazza, e quindi al riconoscimento per il borgo di uno “status civicus” che trova proprio nella piazza ”forum” la platea per le attività sociali, mercantili, commerciali, anche se i primi agglomerati urbani non sembrano confluire intorno alle piazze, ma convergere verso le porte maggiori della città.

Si svilupperà così una triplice configurazione della città come espressione delle sue diverse valenze: la “città delle porte”, identificabile nelle istituzioni municipali ed elettive, la “città delle famiglie”, retaggio delle spartizioni guelfe e ghibelline, la “città delle piazze”, tutta mercantile e commerciale, indotta proprio dall’inurbamento dei borghi, come è stato ben descritto nella monografia edita dall’arch. Spigaroli. (Piacenza. La città e la Piazza, a cura di M. Spigaroli Tip. ed. piacentina 1999 pagg. 166-170, 201-208, 243- 265).

Come sottolineato in quella monografia si differenziano così le attuali piazze, tra cui Piazza Grande -oggi Piazza Cavalli-, Piazza S. Eufemia, Piazza S. Antonino e Piazza Borgo.

Il problema dell’ubicazione delle attività in queste piazze fu sempre oggetto di studio e dibattito.

Basti ricordare come un editto, emanato nel 1699, recitasse che la vendita delle singole merci si effettuasse in spazi differenziati, per non infastidire chi si lamentava del “puzzare della mercantia”. Il bestiame venne trasferito da Piazza Duomo allo spazio antistante la chiesa di S. Maria della Torricella, quello del grano dalla Piazza Grande a quella del Duomo; i banchi degli ortolani, fruttivendoli, pollivendoli subirono diverse trasferte.

Nella piazza S. Antonino si teneva il mercato del fieno ed esisteva una pesa pubblica, come documentato da una planimetria, del 1717, conservata a Parma. Queste diverse dislocazioni o trasferimenti di attività sono oggetto dunque di un contendere non mai sopito, che trova conferma in questo concorso di idee per la riqualificazione della la Piazza S. Antonino.

Per questo luogo si può configurare lo sviluppo di una tematica sociale differente, quella popolare religiosa, rappresentata dalla chiesa e dalle sue imponenti funzioni che ivi si tenevano, l’altra squisitamente cittadina, quasi aristocratica, definita dalle case patrizie con le loro lunghe facciate, a documentarne la potenza economica (vedi la bellissima e lunga facciata di palazzo Marazzani Visconti.

Ma è con la costruzione del teatro che si definisce un’urbanistica cittadina attraverso le vie Scalabrini, Giordani, Verdi, arricchita dai palazzi Marazzani Visconti, Zanardi Landi, Anguissola di Cimafava, che possono apparire come fondali architettonici, esternazione di un palcoscenico del vicino teatro, cui si aggiunge l’indiscutibile bellezza della chiesa.

La nostra idea progettuale nasce proprio da questo suggerimento dialettico di astrarre dall’aspetto signorile di queste strade e palazzi, come da quello religioso ed austero dell’antica chiesa romanica, elementi di coesione di aspetti così dissimili, per fortuna in spazi così ristretti, tali da richiedere una loro sintesi funzionale prima ancora che artistica.

In tal senso il nostro progetto vorrebbe apparire, prima ancora di arrivare ad attributi artistici, come un tentativo di trovare in queste tanto discusse collocazioni di fiere e mercati, un momento di complementazione con altre opportunità, quali appunto quelle suggerite dalle attività teatrali, dalle istanze di socializzazione, anche serale.

Berbenno (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana, Arch. Elena Personeni, Arch. Massimo Mazzoleni
con Arch. Nadia Sala (collaboratore)

2005

La Valle Imagna conserva pressoché intatte le caratteristiche di vita di una popolazione dedita alle necessità del proprio nucleo urbano ma anche capace di aprirsi a chi giunge sul territorio e di conseguenza ad uscire con l’intento di migliorare la propria condizione sociale, nonostante la morfologia chiusa del territorio che ha contribuito a salvaguardare tali caratteristiche e limitare i danni di un incontrollabile turismo di massa.

Berbenno è un tipico insediamento urbano fulcro di un gruppo di nuclei sparsi che gli gravitano attorno;

al Comune si accede attraverso due strade che si diramano dalla strada provinciale nella località Ponte Giurino e Sant’Omobono Terme, oltre che da Brembilla dall’adiacente Valle Brembana, congiungendosi nella Piazza del Paese.

Si affacciano sulla piazza la Chiesa, con antistante il sagrato, dal quale scendendo ed attraversano la strada ci si può affacciare al terrazzo panoramico dal quale si domina la Valle. Adiacente la Chiesa si trova il recente oratorio parrocchiale delimitato da un lato dal fianco della chiesa e dall’altro dall’ex cimitero ora utilizzato a giardino commemorativo. Anche Berbenno non è rimasta indenne dal traffico veicolare, che sempre più invade le nostre città, trasformando il centro abitato in un grande parcheggio.

L’Amministrazione Comunale ha ritenuto necessario ristabilire il dovuto ruolo dei luoghi suddetti promuovendo un concorso di progettazione che proponga il corretto uso degli spazi e la migliore fruizione e uso dei servizi.

Riteniamo di affrontare il tema proposto analizzando la morfologia del territorio, il tessuto urbano e le esigenze sociali degli abitanti, rilevando la difficoltà di movimentazione di veicoli e persone che in diverse situazioni si trovano in promiscuità.

Condividendo le richieste dell’Amministrazione Comunale proponiamo una progettazione che mira a restituire al cittadino un centro urbano funzionale privo, per quanto possibile, all’utilizzo di piazze e strade per la sosta di veicoli.

I tracciati
Prima di procedere alla progettazione sugli spazi assegnati si ritiene di individuare una maglia ordinatrice dalla quale possano emergere i punti capaci di dare il giusto rapporto tra l’esistente e le opere da progettare. L’asse della chiesa che si proietta a valle e l’asse del cortile dell’oratorio sembrano due elementi notevoli che possono “direzionare” l’intero intervento; da questi si individuano i percorsi pedonali e carrali, la definizione di spazi di socializzazione e luoghi sacri.

Il parcheggio
La necessità di realizzare un parcheggio interrato diviene l’elemento principale sul quale svolgere il tema progettuale, poiché in funzione di questo, e della sua collocazione, sarà possibile dare idonea organizzazione agli altri, non meno importanti, spazi. Fondamentale è l’individuazione del punto di connessione tra la rete viaria esistente e lo spazio di entrata/uscita dell’autorimessa affinché non venga a crearsi una circolazione pericolosa.

La viabilità
Dopo Piazza Roma, nella direzione di Sant’Omobono Terme, ci si trova in un stretto passaggio; si approfitta di questa situazione, non risolvibile, per rimarcare l’obbligo di rallentare nel centro abitato, proponendo da questo punto a dopo il sagrato un tratto a traffico rallentato (zona 30).

Le piazze ed il sagrato
Si individuano 4 luoghi che, opportunamente trattati, mantengono la loro individualità pur mantenendo il carattere pubblico; uno è il sagrato, antistante la chiesa, un altro è la piazza antistante l’oratorio, uno è la piazza/terrazzo e l’altro è la piazzetta ad ovest della chiesa.

il progetto
L’autorimessa si sviluppa in un piano interrato posto sotto la piazza dell’oratorio; l’accesso veicolare è previsto dalla strada che dal municipio conduce al parcheggio antistante la biblioteca; la superficie è di circa 1000 mq per un totale di 41 posti auto dei quali due per portatori di handicap. La prima parte dell’autorimessa è costituita da una pavimentazione inclinata. Centralmente è previsto il sistema di risalita composto da una scala ed un ascensore attraverso i quali si giunge alla quota piazza e alla quota parco.

Si è ritenuto di collocare il sistema di risalita nell’angolo del muro di contenimento del parco al fine di limitare la realizzazione di nuovi manufatti architettonici nel rispetto dell’esistente.

Inoltre tale localizzazione porta vantaggio a chi usufruisce del parco perché direttamente collegato al piano autorimessa e diviene un sistema per l’abbattimento delle barriere architettoniche per chi dalla piazza deve salire al parco.

Al fine di migliorare la sicurezza pedonale sulla piazza Roma si propone di realizzare una pavimentazione in materiali lapidei che con idonei sistemi di cambio livello e creando una differenziazione di sonorità rallentano la guida dei veicoli; il tratto antistante la chiesa, definito terrazzo o belvedere, viene opportunamente lastricato diventando un tutt’uno con la sede stradale, pur con l’utilizzo di opportuni presidi di sicurezza. Tale spazio viene proposto come luogo di passeggiata e relax, prevedendo idonea attrezzatura di arredo urbano e collocando centralmente un elemento con funzione di vasca d’acqua. Più propriamente lo definirei un pozzo, che identifica un luogo dove ci si raccoglie ad attingere acqua per le primarie esigenze di vita. Qui l’acqua arriva convogliata dalla fontana esistente posta sulla parete del terrapieno del parco, antistante l’oratorio. Da tale fontana parte un canale di acqua interrato con una fessura di pochi centimetri a livello pavimento, anche con la funzione di raccogliere le acque piovane dei piazzali, ed entro il quale, quando non piove, con un sistema di pompe si provvede a mettere in continuo circolo l’acqua che, lungo tutto il percorso, fa sentire il rumore dell’acqua ai passanti, come un ruscello.

La piazza dell’oratorio viene pavimenta, vengono collocati 8 alberi, 8 lampioni e una serie di panchine; si ritiene di lasciarla prevalentemente libera allo scopo di utilizzo per le manifestazioni giovanili, sagre del paese e mercatini rionali.

Crespi d’Adda (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Arch. Elena Personeni (collaboratore)

2003

Architettura magica o magia dell’Architettura ?...

Per Crespi c’è chi, impropriamente, parla di maniero medioevale o feudo … eppure sembra di immergersi veramente in un luogo fatato …

Tornano alla mente le favole che hanno accompagnato la nostra infanzia e delle quali la vita, di tanto in tanto, ci fa cogliere ancora qualche sorriso: ora la principessa, ora la strega, ora il lupo, ora il perdersi nel bosco, ora la valle incantata.

Magia per l’Architettura è riuscire a trasmettere Emozioni anche a distanza di centinaia di anni …

Quale uomo vorrebbe dire di non aver altro da dire? sarebbe la sua morte …

Dalle favole cogliamo l’eternità che è in noi
e l’Architettura è la Trama che abbiamo Costruito
e nella quale si cala la Storia di ogni uomo.

L’insediamento di Crespi d’Adda ha mantenuto fino ai giorni nostri le caratteristiche di Villaggio operaio industriale; vista la sua particolare posizione geografica, che ha impedito che venisse attraversato da vie di comunicazione, è stata motivo di salvaguardia del paesaggio edilizio-urbano. La sua inclusione nel patrimonio mondiale tutelato dell’UNESCO dal 1995 è testimonianza di esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai.

Al fine di favorire la visita del sito l’amministrazione comunale ha indetto un concorso di idee per individuare le migliori strategie.

Perseguendo gli obiettivi richiesti proponiamo le seguenti indicazioni progettuali.

Si ritiene di dover organizzare la segnaletica al fine di permettere al turista di visitare il sito in modo autonomo; questa però non potrà fornire tutta l’informazione necessaria per far conoscere le peculiarità del villaggio.

A tal fine si dovrà prospettare l’utilizzo di idonei spazi con funzione di supporto turistico.

Viene individuato nella piazzuola, di prossima realizzazione, che condurrà al belvedere il luogo dal quale iniziare la visita al sito; da qui è possibile avere un primo scorcio panoramico del villaggio, ed il nuovo belvedere dovrebbe favorire l’interesse dei turisti a spingersi in tale zona decentrata rispetto al Sito.

Da quanto è stato possibile leggere dagli elaborati di progetto relativi al nuovo belvedere, messi a disposizione dall’Amministrazione, si rileva che la prevista struttura risulta essere molto stretta, e pertanto poco fruibile da un gruppo di visitatori.

Comunque questo diventa il primo “osservatorio” sul villaggio, verso il quale incamminarsi attraversando il berceau.

Luogo di convergenza diviene la piazza adiacente la chiesa; qui possono orientarsi i gruppi di visitatori, sia che arrivino da Brembate, da Trezzo d’Adda - attraverso Concesa -, sia da Capriate San Gervasio.

Dall’analisi del territorio è stata razionalizzata una ipotesi di itinerario urbano che porta a conoscenza del visitatore gli aspetti culturali-architettonici del sito.

Di supporto al visitatore si propone la posa di strutture indicatrici atte a favorire l’individuazione degli elementi di maggior pregio.

Per attuare tali strutture si propone l’uso di un materiale apparentemente povero, di facile lavorazione ed assenza di manutenzione; viene individuata la lastra di acciaio “Corten” come l’ideale per inserirsi nel contesto industriale in modo non invasivo.

Si individuano quattro diverse tipologie di manufatto da collocarsi nei punti:

• di accesso al villaggio
• nei pressi della chiesa
• nel parco
• in adiacenza degli edifici di maggior valenza storico-architettonica.

All’accesso si propone la collocazione di una lastra verticale fissata a pavimento con le indicazioni di accesso al sito; la stessa lastra di dimensioni ridotte viene utilizzata ad indicare gli edifici di maggior pregio.

In adiacenza alla chiesa e nel parco si propongono due manufatti più “plastici”: il primo con funzione di osservatorio urbano col quale si può interagire e dal quale si può puntare verso dettagli urbani di pregio, verso i quali poi dirigersi durante la visita; il secondo, nel parco, riprende la configurazione del rosone della fabbrica, già utilizzata come simbolo del villaggio Crespi, all’interno del quale ci si può fermare per l’orientamento dato dalla lettura di iscrizioni storico-culturali riportate sulle lastre.

In ausilio della fruibilità e conoscenza del sito, si può prevedere di realizzare un idoneo luogo nel quale ricevere i visitatori, fornire loro idonei mezzi multimediali (autoguide) e proiettare audiovisivi.

Bergamo

HO+K Helmuth Obata & Kassabaum (New York, USA) + uniProjects scarl: Arch. Ing. Cesare Augusto Asnaghi, Arch. Enrico Bottai, Arch. Antonio Console, Arch. Maurizio Costacurta, Arch. Piergiorgio De’ Flumeri, Arch. Iris Franco, Arch. Nunzio Giarratana, Arch. Paolo Grassi, Arch. Manzoni Pietro, Ing. Giovanni Galota & Arch. Riccarda Giordano, Ing. Flavio Panzeri, Paes. Maria Rosaria La Franceschina
con Arch. Lucio Agazzi, Arch. Antonino Assumma, Arch. Mario Mazzocchi, p.i. G.Franco Magni, Kappatest srl

2000

Il Concorso internazionale per la progettazione del nuovo Ospedale per 1200 posti letto in località Trucca a Bergamo propone una grande sfida. Esso chiama alla realizzazione di un complesso edilizio di grande dimensione, ove si sperimentino le tecnologie costruttive e funzionali più sofisticate, capaci di interloquire e, per certi versi, interferire con il corpo costruito della città di Bergamo e del suo territorio.

Fondamenti della progettazione
Questi sono gli obiettivi primari sottesi dal nostro progetto:

Vicenza

Arch. Aldo Sigoli, Arch. Dario Frigoli, Arch. Nunzio Giarratana, Arch. Andrea Piantanida, Arch.
Alberto Roscini
con Daniele Chiarolini, Silvio Colosio, Elena Conte, Ferruccio Moioli, Rocco Pagano, Silvia Polinoro,
Carlo Salone, Paola Soldatini, Roberto Tallarini (collaboratori)

1985

L’intervento è concepito nello spirito di forzare la mano rispetto all’impianto generale dell’area, integrando cioè le funzioni mancanti e, allo stesso tempo, evitando di cercare un radicale confronto con l’esistente.

Si è insomma cercato di non sovvertire le invarianti morfologiche del sito, applicandosi
maieuticamente a disvelare ed a mettere in valore quei significati di “piazza” latenti nell’attuale configurazione dell’area.

Verdello (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Giulio Colombo (collaboratore)

2014 - Work in progress

Verdellino (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Giulio Colombo (collaboratore)

2015 - Work in progress

Da un intervento di ristrutturazione parzialmente realizzato, già ad opera di due diversi progettisti, l’attuale incarico cerca di recuperare quanto
ancora storicamente recuperabile dell’originario
fabbricato, operando con composizione ed elementi contemporanei dove le tracce storiche sono state alterate o andate perdute.

Lo scopo è di ridare dignità ad un fabbricato di impianto rurale che, seppure variamente
manipolato e di modesta fattura, una dignità l’aveva.

Ciserano-Zingonia (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Giulio Colombo (collaboratore)

2015 - work in progress

Da diversi anni è in atto il dibattito sulla demolizioni del complesso residenziale/commerciale delle 6 torri di Zingonia, sito nel territorio di Ciserano. Viene fatto credere che l’abbattimento è necessario per “risolvere” una situazione di degrado e di illegalità diffusa.

Le 6 torri contengono 208 appartamenti con alla base 17 esercizi commerciali. E’ prevista la sostituzione con edifici da adibire a sola attività commerciale/direzionale.

Ho pertanto aderito all’iniziativa del “Gruppo K” di Ciserano ed abbiamo proposto alle Amministrazioni ed Enti coinvolti nell’operazione una soluzione alternativa alla demolizione, nella logica del principio di sostenibilità ambientale e sviluppo sostenibile.

Ritengo che demolire il complesso, oltre ad essere un grave errore socio-culturale sia uno spreco di energia, quella insita negli edifici esistenti, quella necessaria per la loro demolizione e quella necessaria per la nuova costruzione, di 20.000 m² di Slp su un’area di circa 34.000 m².

Le 6 torri sono una grande risorsa urbana ed il loro abbattimento una enorme perdita per il Comune di Ciserano, un’occasione sprecata per rilanciare il territorio. Le torri ed i fabbricati adiacenti vanno riqualificati mantenendo le strutture portanti e ricostruendo i tamponamenti e gli impianti con materiali e soluzioni tecnologiche che garantiscano elevati parametri di efficienza energetica e sostenibilità nonché comfort abitativo.

La residenza e l’attività commerciale/terziaria vanno mantenute, prevedendo anche un incremento volumetrico per queste ultime; i capannoni ad ovest delle torri vanno riqualificati per attività residenziali, commerciali e culturali.

Se l’intervento di demolizione sarà attuato, non farà altro che accentuare la separazione del territorio di Ciserano posto sotto e sopra la Strada Francesca per cui, oltre alla suddetta proposta di riqualificazione, trovo necessario attuare un intervento di “ricucitura di queste due parti dello stesso territorio”.

In una visione futura e molto più ampia, che va oltre alla mera riqualificazione dei fabbricati, immagino Ciserano e la Zingonia di Ciserano strettamente collegate, unite e non più divise dalla Strada Francesca, con modifiche al tratto di strada che parte dalla fontana del missile all’incrocio con la via Osio affinché diventi concretamente urbana, deviando i mezzi pesanti su un sistema viario alternativo.

Le aree di rispetto della strada diventeranno aree di riqualificazione ambientale quali giardini, parchi, spazi ludici, spazi di servizio, ed elementi di connessione tipo sovrappassi e sottopassi, percorsi ciclabili, percorsi running.

In tale ottica si sta elaborando questo progetto.

Verdello (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Arch. Elena Personeni, Giulio Colombo (collaboratori)

2008

Il fabbricato oggetto di intervento fa parte del tessuto urbano consolidato, classificato dal vigente Piano di Governo del Territorio “Ambiti da riqualificare” -fabbricati raggruppati, a schiera o a palazzina condominiale-.

Sono ammessi interventi di ristrutturazione edilizia, di sostituzione ed ampliamento.

Il corpo di fabbrica e stato realizzato in più fasi tra gli anni 1940-1950.

Il progetto prevede la demolizione e ricostruzione della porzione di fabbricato di proprietà con realizzazione di due unità residenziali.

Sarà realizzato ex novo il piano interrato ad uso cantine e lo spazio coperto esterno da destinare a parcheggio autovetture.

L’intervento di demolizione permetterà di ricostruire l’edificio con criteri di sostenibilità, utilizzando prodotti ad alta prestazione energetica e dotando le unità di efficienti reti tecnologiche.

Si è prevista la realizzazione di impianto di riscaldamento a bassa temperatura e l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, con l’installazione di pannelli per il solare termico e fotovoltaico.

La copertura del fabbricato sarà realizzata posando, sulla nuova struttura in legno del piano secondo, un adeguato strato in fibra di legno, tale da rispettare i valori di trasmittanza ed inerzia termica previsti dal D.Lgs. 19/08/2005 n.192 e s.m., sul quale sarà realizzato un intercapedine di ventilazione e posata la copertura in tegole curve in cotto.

Partendo dal principio secondo cui tutto ciò che è in natura è arte, originata da un unico progetto ordinato, il LABORATORIUM si propone di essere parte attiva nel processo che guida l’evoluzione delle arti, con l’intento di consegnarle arricchite alle generazioni di domani.

E poiché i fenomeni delle natura, così come quelli dell’arte, mutano in funzione delle caratteristiche e delle necessità del luogo in cui si manifestano, tendendo ad un costante miglioramento e alla ricerca del più perfetto equilibrio formale e funzionale, quale strumento di mediazione è più adatto se non l’architettura?

L’architettura, che organizza lo spazio in cui vive l’uomo, che dialoga con i valori della forma, che coglie ed eternizza l’essenza più impalpabile ed eterea dell’arte, si rivela mezzo privilegiato per rafforzare il sottile legame che accomuna tutte le arti.

In un periodo in cui ciascuna strada sembra fine a se stessa e la coscienza del creare sembra andar via via dissolvendosi, sono necessarie nuove proposte al fine di intraprendere, e percorrere con consapevolezza, coerenti cammini di ricerca che coniughino il patrimonio di conoscenze proprio dell’arte allo stile di vita contemporaneo.

Il LABORATORIUM, offre ad architetti ed artisti d’ogni sorta uno spazio per manifestare la loro creatività e pensiero; un laboratorio di ricerca; un luogo di confronto e condivisione; uno spazio in cui interagire per dar forma alle idee, con senso etico e professionalità, condividendo capacità ed esperienze in un percorso comune di collaborazione ed evoluzione.

Il LABORATORIUM assume come simbolo il labirinto, quale arcaica e misteriosa costruzione in cui avventurarsi, in cui perdersi per ritrovarsi, dal quale uscirne forti di nuove esperienze e rinnovato spirito per dedicarsi alla ricerca ed evoluzione di ogni cosa.

Il LABORATORIUM si pone come una vetrina attraverso la quale dialogare con la città; si apre sulla strada per accogliere e mostrare al passante attento lo sviluppo delle idee che prendono forma; esce sulla strada per portare alla gente le emozioni dell’arte.

Verdello (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Giulio Colombo (collaboratore)

2015 - Work in progress

Verdello (Bergamo)

Arch. Nunzio Giarratana
con Arch. Elena Personeni (collaboratore)

Anno: 2007

La necessità di valorizzare l’immagine aziendale e riorganizzare qualitativamente l’attività di concessionaria auto ha indotto la Società committente ad acquistare un lotto di terreno, oggetto di Piano Attuativo per Insediamenti Produttivi, adiacente la loro proprietà, con l’intenzione di ampliare il fabbricato esistente.

Il nuovo Piano per Insediamenti Produttivi prevedeva che i nuovi fabbricati fossero in posizione avanzare rispetto al fabbricato esistente. Pertanto si è reso necessario risolvere l’innesto tra i due corpi di fabbrica al fine di creare continuità tra l’edificio esistente e l’ampliamento. L’idea è stata di creando una sorta di cerniera tra l’esistente ed il nuovo, innestando un corpo circolare che divenisse elemento caratterizzante dell’intervento.

Il progetto è stato sviluppato pensando di creare all’interno della nuova esposizione una parte di città, con piazza e luoghi di ritrovo, dove una grande rampa elicoidale, posta nel corpo circolare, diveniva strada di collegamento tra la parte bassa e la parte alta della città. La stessa strada diventa esposizione, collocandovi le auto come in una reale via urbana.

Si è deciso di realizzare le pareti del corpo in ampliamento, prospicienti la strada esistente, completamente in vetro così che vi fosse continuità tra le strade ed i luoghi interni con quelli esterni, entrambi parte della stessa città. La stessa rampa elicoidale diventa un proseguimento della strada esterna verso la zona sopraelevata.

Albizzate (Varese)

ArchiclimA Group: Arch. Nunzio Giarratana e Arch. Silvia Lazzari (architettonico), Ing. Andrea Epinati (impianti)
con Giulio Colombo (collaboratore)

2010

L’edificio oggetto di intervento è una porzione di abitazione bifamiliare, situata in una zona residenziale di un paese in provincia di Varese, caratterizzata da ampi spazi verdi e con una prevalenza di vuoti sui pieni, così da permettere alle costruzioni esistenti di beneficiare degli apporti solari, senza essere eccessivamente penalizzate dalle reciproche ombreggiature.

Il progetto ha previsto la riqualificazione energetica della porzione nord dell’edificio, facendo particolare attenzione anche all’aspetto di integrazione architettonica, così da non alterare il senso di unitarietà complessiva del volume edificato.

L’intervento è stato eseguito in tre fasi, portandolo dalla classe G (ACE 0) alla classe A:

Fase 1. Abbattimento delle dispersioni per trasmissione:
attraverso la coibentazione dell’involucro edilizio:

a) componente opaca:

• strutture opache verticali esterne: isolamento a cappotto esterno
• strutture verticali interne verso autorimessa
• pavimento verso terra
• pavimento verso autorimessa
• soffitto di copertura verso sottotetto
• nuovi cassonetti coibentati
• nuovi portoncini

• nuovi serramenti in legno certificati con doppio vetro basso emissivo

Fase 2. Abbattimento delle dispersioni per ventilazione:

• realizzazione di un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata a doppio flusso con recupero di calore ed eventuale controllo dell’umidità

Fase 3. Miglioramento rendimenti sottosistemi impiantistici

• sostituzione generatore termico
• adeguamento parziale sistema di distribuzione
• adeguamento parziale sistema di emissione
• adeguamento parziale sistema di regolazione

Si è scelto di eseguire la coibentazione del fabbricato dall’esterno per permettere l’utilizzo dell’abitazione al piano primo durante i lavori.

Al fine di garantire la continuità dell’isolamento contro terra sono stati totalmente demoliti i tavolati (non strutturali) interni e successivamente ricostruiti secondo le indicazioni distributive della tavola di progetto.

Dovendo rimuovere tutta la pavimentazione per collocare lo strato isolante, è stata ripristinata la quota originaria del piano terra, modificata in un precedente intervento, con la realizzazione di un massetto e una nuova pavimentazione. Si è pertanto abbattuto il dislivello di cm 10 esistente tra interno ed esterno e migliorando l’accessibilità all’abitazione.

Infine, per aumentare l’incidenza degli apporti solari passivi, sono state ampliate alcune aperture su lato est e ovest, provvedendo per tutte le chiusure trasparenti ad adeguati sistemi schermanti ed a cassonetti coibentati.

Come unire Zingonia a Ciserano, una possibile soluzione prospettata dall'Arch. Nunzio Giarratana

Sala consiliare del Municipio di Ciserano

13 ottobre 2015

Il 13 ottobre il Gruppo K é stato invitato ad una pubblica assemblea presso la sala consiliare del municipio di Ciserano per illustrare il documento inviato dal consigliere comunale Carla Rossi a tutti i firmatari dello accordo di programma Master Plan Zingonia.
La serata verteva sul tema della riqualificazione di Zingonia, obiettivo che da parecchio tempo fa parte delle priorità delle azioni politiche delle Amministrazioni Comunali di Ciserano e Verdellino.

In detta occasione l'Arch. Nunzio Giarratana ha presentato il documento di seguito pubblicato.

Precisiamo che tale documento è costituito da una prima parte, già ufficialmente trasmessa agli Attori Istituzionali cui competono le scelte ed integralmente pubblicata sul sito www.ciseranonews.it, ed una seconda parte -work in progress- relativa alla possibile riqualificazione urbana dell’area Zingonia di Ciserano.

La prima parte é relativa alla richiesta di modifica del Master Plan Zingonia che mantenga la zona residenziale e non preveda l’abbattimento ma la riqualificazione delle sei torri nella zona fontana missile.

La seconda parte del documento ha una visione più ampia e concertata, che illustra un’ipotesi di ricucitura tra la Ciserano posta sotto e quella sopra la Strada Francesca, oggi più che mai attuabile anche in considerazione del recente “Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate”, che mette a disposizione dei Comuni che ne faranno richiesta la somma complessiva di 200 milioni di euro ai quali si può accedere attraverso un bando che scade il 30 novembre 2015.

E’ una nuova visione urbanistica che necessita di una diversa volontà politica, espressione di una maturata consapevolezza del valore storico ed economico del patrimonio edilizio esistente e di una nuova capacità gestionale del territorio che sappia risolvere le emergenze nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

Gruppo K

L’Ordine degli Architetti di Bergamo promuove “STUDI APERTI”

2 e 3 ottobre 2015

Il 2 e 3 ottobre prossimi arriva a Bergamo su iniziativa dell’Ordine degli Architetti, STUDI APERTI, un evento diffuso in città e provincia nell’ambito del quale gli studi di architettura apriranno le loro porte al pubblico.

Mutuato dall’esperienza francese, STUDI APERTI è un’occasione per far conoscere il mondo dell’architettura al grande pubblico e ai non addetti ai lavori.

L’appello lanciato dall’Ordine provinciale degli Architetti ha da subito registrato un enorme interesse presso gli iscritti e prevede che per due giornate consecutive, principalmente nella fascia oraria dalle 17,00 alle 21,00, ogni studio aderente all’iniziativa possa presentare la propria attività ai visitatori organizzando a propria discrezione anche piccoli eventi collegati.

Lo scopo principale è quello di far conoscere le specializzazioni e gli ambiti in cui operano rispettivamente i singoli studi e di stimolare gli stessi architetti a promuovere il proprio lavoro e la propria attività.

L’evento nasce da una collaborazione stretta tra l’Ordine di Bergamo e quello di Parigi: lo spirito con cui è nato questo format è comunque guidato da un rispetto del Codice Deontologico per il quale aprendo gli studi viene rappresentata nel senso più alto l’intera categoria e non solo la singola attività professionale.

Tutti gli aggiornamenti sulla manifestazione e gli orari di apertura dei singoli studi sono consultabili alla pagina: http://ordinearchitettibg.wix.com/studiapertibg

L’Ordine degli Architetti coordinerà la comunicazione dell’evento globale e predisporrà tutti gli strumenti di promozione del progetto: oltre alla fornitura dei materiali pubblicitari, sono state favorite anche alcune soluzioni per i giovani e collocazioni presso altri colleghi, oppure in spazi ad hoc, per coloro che non operano all’interno di uno studio.

L’Ordine degli Architetti di Bergamo promuove “STUDI APERTI”

14 e 15 ottobre 2016

Studi Aperti è un'occasione preziosa per entrare nei luoghi in cui si pensano, si progettano e si discutono gli spazi della nostra vita quotidiana. Per la Giornata del Contemporaneo i cittadini, passanti, viaggiatori possono entrare negli studi di architettura e prendere contatto con il luogo fisico in cui gli architetti lavorano.

Un viaggio negli atelier della nostra città e della nostra provincia: botteghe, laboratori, postazioni in contatto con il mondo.

Un invito ad entrare, chiedere, domandare e osservare da vicino come e dove gli architetti lavorano e compongono.

Un modo per comprendere il lavoro e l’impegno che si cela dietro il più piccolo gesto di architettura, di come ogni progetto di buona architettura sia un'espressione della contemporaneità: una casa, una piazza, un parco, un cucchiaio sono un concentrato di riflessioni, idee, ragionamenti ed emozioni su come si possa dare una forma viva e coinvolgente all'esperienza di tutti i giorni.

Venire a trovarci è anche ripercorrerli insieme.

http://architettibergamo.it/studi-aperti-2016/

L’arch. Nunzio Giarratana, aderendo all’iniziativa del Gruppo K di Ciserano, ha elaborato una proposta di riqualificazione urbana dell’area di ZINGONIA di CISERANO.

Un’alternativa alla demolizione del complesso residenziale/commerciale delle 6 torri prevista dall’Accordo di Programma e dal Master Plan, pensata nella logica del principio di sviluppo sostenibile “sociale, ambientale, economico”, che sarà illustrata work in progress.

Tanda (Costa D'Avorio)

Arch. Nunzio Giarratana

L’idea di realizzare un Santuario dedicato a Notre Dame de Tanda, protettrice del villaggio e della Parrocchia di Tanda, è nata nel 1983, in occasione dell’Anno Santo della Redenzione, dai missionari diocesani bergamaschi presenti nella parrocchia, padre Giuseppe Belotti di Tagliuno e padre Mario Morè di Sforzatica Sant’Andrea di Dalmine.

Lo scopo era di farlo divenire, oltre che punto di riferimento per la nascente comunità cristiana, un centro di formazione sociale per catechisti e animatori affinché questi, dopo il definitivo rientro dei missionari in Italia, potessero prendersi carico dello sviluppo integrale dell’uomo.

In Africa i giovani sono spesso animatori delle cooperative dei villaggi, formano società per organizzare il lavoro agricolo, affrontano i problemi igienici e sanitari più urgenti, organizzano corsi di alfabetizzazione.

Allora la Parrocchia di Tanda comprendeva 63 villaggi, abitati da 35.000 persone, con una superficie di 1.700 km².

Tanda è situata a nord-est della Costa d’Avorio, all’altezza dell’8° parallelo nord, tra il fiume Comoé e la frontiera del Ghana, a 360 km dalla capitale economica Abidjan, al limite tra foresta e savana, abitata dalla popolazione Kulango.

L’area scelta per la realizzazione del Santuario è la cima di una collina a nord del villaggio, a quota 611 m s.l.m., con un dislivello di circa 250 m dal villaggio. E’ possibile arrivare ai piedi della collina con un’autovettura fuoristrada percorrendo una pista di 5 km che attraversa la foresta.

A questo punto bisogna proseguire a piedi per circa 30 minuti salendo un sentiero tracciato appositamente nel versante est, dove la pendenza è minore ma che in certi punti raggiunge il 70-80%.

La cima è priva di vegetazione d’alto fusto.

Dal punto più alto, volgendo lo sguardo a sud, è visibile in lontananza il villaggio di Tanda.

IL PROGETTO: DIRETTRICI E SIMBOLISMO Dovendo costruire su un’area completamente libera, dove domina la potenza della natura, non resta che studiare attentamente le caratteristiche morfologiche del luogo così da trovare in esse le motivazioni architettoniche.

Contemporaneamente è necessario conoscere le caratteristiche dell’uomo al quale l’opera andrà consegnata affinché sia coerente ai suoi principi e possa farla propria, legata più alla terra su cui è costruita che alla terra di chi l’ha progettata.

Ciò che emerge dall’analisi della vita del popolo africano è la presenza costante di simboli coi quali esprime le idee e tramanda la propria civiltà e cultura.

Attraverso il canto, la preghiera, la danza, l’incisione di maschere e statue tende a porre l’individuo, e la comunità alla quale egli appartiene, in contatto con il mondo sovrumano.

Non esiste il problema di creare qualcosa di bello, qualcosa che procuri un piacere puramente estetico né tantomeno la tensione al raggiungimento della perfezione formale.

L’artista africano vuole rappresentare l’intensità della vita, il suo dinamismo e la sua forza, che si esprime nel rapporto continuo di umano e sopraumano.

L’edificio è impostato sulla forma circolare, sia per riprendere la tipologia della capanna africana sia perché il cerchio meglio ci conduce all’idea di comunità. Un elemento a spirale con origine nel centro del cerchio si anima fino ad inglobarlo. Il centro rappresenta Dio: la comunità volge verso l’alto la preghiera a Dio ed Egli scende verso la comunità ad offrirle protezione.

Spesso la spirale è usata nel simbolismo africano come stilizzazione del serpente, dispensatore mistico della vita e simbolo di fecondità, per cui l’adozione della forma a spirale è di buon auspicio per la comunità che si incontra e cresce nella fede cristiana.

Le direttrici date dal territorio influenzano l’architettura completandone la composizione:

• l’asse nord-sud dell’edificio viene attraversato da una freccia. A nord, nella coda circolare, è posto il presbiterio ed è collocata la Madonna, rivolta in direzione del villaggio; a sud, nella punta triangolare, sono collocati la sagrestia ed il battistero. Lo stesso asse interrompe la parete esterna del corpo a spirale creando la facciata d’ingresso rivolta ad est, direzione da cui arriva il sentiero;
• l’asse nordest-sudovest interrompe la parete esterna opposta del corpo a spirale, che avvolge il corpo circolare laddove l’altezza dei due corpi è più bassa e dove maggiore è l’impatto del vento;
• l’asse est-ovest interrompe le facciate dei corpi circolare e triangolare, formando l’accesso al Santuario. La parete diritta del corpo circolare riporta incisa una preghiera a Maria, scritta da un ragazzo del villaggio., Attraverso queste parole, con lo sguardo verso il presbiterio, ci si rivolge alla Madre del Redentore.

Il progetto prevedeva la realizzazione di un campanile cilindrico che non è stato realizzato.